“Saggio sulla lucidità” di José Saramago (2004)

 
Feroce, spietata satira delle cosiddette istituzioni democratiche. Scritto nel 2004, anticipa di almeno un decennio l’ondata di discredito che avrebbe colpito i politici “di professione” nell’Europa degli anni Dieci del XXI secolo, anche se nel racconto - e la trovata è geniale - la reazione non avviene urlando slogan di pancia, ma in silenzio, sventolando una scheda bianca.

E il romanzo è anche una rivisitazione, nella sua seconda parte, del genere poliziesco, in chiave parodistico-grottesca, con la creazione di una figura indimenticabile, quella del commissario: una macchietta ridicola fina a che resta nel ruolo, e poi via via sempre più umano, sempre più vero, sempre più vicino al cuore del lettore man mano che quel ruolo abbandona, arrivando ad assumere le sembianze del perfetto antieroe, avviato a testa alta verso l’inevitabile sconfitta, in un finale cupo e disperato.