“I detective selvaggi” di Roberto Bolaño (1996)

 

I personaggi di Bolaño asomigliano soprattutto a dei viandanti, spesso a dei relitti alla deriva, talvolta ad avventurieri. La loro caratteristica è il movimento, nello spazio e nel tempo, ma un movimento falso, da fermi, inchiodati alla condizione di viventi, antieroi destinati al fallimento. La dimensione di per sé tragica delle loro esistenze è tuttavia mitigata, e spesso annullata, dal tono di chi le narra, mai enfatico o retorico, per quanto spesso poetico, immaginifico, evocativo; un tono, e un linguaggio, quasi ipnotici nella capacità di narrare alternando mille punti di vista, riuscendo a farli apparire tutti autentici; un tono ironico che, insieme alla poesia, al sesso e ai viaggi, aiuta i personaggi, come il loro autore, ad addolcire l’inevitabile sconfitta, l’immanente naufragio.