Noi sén sempre i mèio, ovvero dell'identità (febbraio 2011)

 

Il Prelato ruttò forte. Vicino a lui, gli altri quattro commensali non batterono ciglia. Attorno a loro, fuori, c’era un silenzio irreale. Dentro al palazzo, invece, s’alzava forte il suono delle loro voci, forse per soffocare quel silenzio. O forse no.

- Quel terreno! Solo e soltanto quello! – gridò l’Affarista. Poi addentò con rabbia la costina d’agnello bisunta che qualcuno gli aveva servito poco prima.

- Vacuità! Fatuità! Inanità!

All’Intellettuale s’iniettarono di sangue gli occhi, al pronunciare quelle parole. Poi si grattò sotto l’ascella, guardando fuori con preoccupazione. Diede un calcio al cadavere della Mignotta sotto il tavolo e sputò nel piatto con gesto plateale.

A quel punto, il Politico, irritato, gli bestemmiò in faccia e salì sul tavolo, calpestando l’agnello del Prelato:

- Mi sembrava di avervi detto – urlò – che mammona arriverà domani, e si porterà via tutto!

Il Prelato non si scompose. Si levò con gesto molto lento la mitra, la capovolse, e ci versò dentro molto vino rosso. Bevve d’un fiato. Ruttò di nuovo, poi disse:

- Lui ci guarda. Possiamo fare tutto quello che vogliamo, perché lui ci guarda. Possiamo prendere lei, perché lui ci guarda. Possiamo disseppellire tesori, perché lui ci guarda. Possiamo calpestare loro, perché lui ci guarda. Possiamo…

S’interruppe all’improvviso e cadde sulla sedia, vinto dal fiatone. Poi vomitò.

Fu a quel punto che l’Identitario gonfiò forte le vene del collo, e proruppe altisonante:

- Noi! Noi sén sempre i mèio!

- Bene - chiosò il Politico - Vedo con piacere che siamo tutti d’accordo.

Adesso era calmo, e la voce quasi un sussurro. Anche gli altri erano calmi, ora.

- Possiamo andare.

I cinque si levarono da tavola e si diressero con passi pesanti verso l’ampio balcone che affacciava sull’esterno. C’era silenzio, fuori. Un silenzio irreale.

Sul balcone, l’Identitario e l’Affarista si inginocchiarono e intrecciarono le proprie mani a formare un appoggio per i piedi del Politico, che vi montò sopra. Il Prelato iniziò a muovere il pastorale su e giù, come a benedirlo. L’Intellettuale si spogliò, si sedette sul parapetto e s’accese la pipa, fissandolo e annuendo. Il Politico iniziò a parlare.

Andò avanti per mezzora. Poi, l’unica persona che era stata ad ascoltarlo, in mezzo a quello sterminato deserto di sabbia rossa e rottami, tirò fuori dalla giacca una pistola.

Il colpo che si sparò in testa fece schizzare brandelli del suo cervello addosso ai cinque.

L’Identitario sorrise, e poi gridò a nessuno:

- Noi! Noi sén sempre i mèio!