Chroma - Dicono del libro

 

Tra atmosfere cupe, dark, argomenti duri, lampeggiano ampi squarci di ironia che contribuiscono a spiazzare e a sorprendere il lettore. Grande la varietà di spunti, di suggestioni, di riflessioni che il libro offre, così come di forme e strutture narrative. Il tutto, però, può forse essere ricomposto, trovare un proprio filo unificante proprio nelle ultime righe dell’ultimo racconto. Perché in ultima analisi quello di cui parla Tersite Rossi è un mondo «dove non ci sono, e non ci sono mai stati, buoni e cattivi, ma solo, e da sempre, servi e padroni»

il manifesto

Chroma è una bella lettura, forte, a tratti quasi disturbante. Un frammentarsi di narrazioni, che sembrano la luce bianca del prologo spacchettata da un prisma. Proprio come un arcobaleno, che la copertina ricorda in modo non casuale. Da leggere.

Il Paradiso degli Orchi


Un ritorno in libreria pirotecnico, una genuina sorpresa, un vietcong della letteratura di genere.
Silvia Senette, giornalista
Questi racconti ci inducono ad uno scarto, a una dislocazione. Ci offrono un'altra visuale prospettica. E ci ricordano come il narrare sappia ancora lavorare contro l'omologazione e contro la rimozione.
Andrea De Rocco, critico

Sommando i giudizi assegnati a ciascun racconto e dividendo per cinque il risultato è: un libro che merita.
Francesco Masala, critico

Prosa asciutta e nervosa, con afflati epici nelle ripetizioni quasi apotropaiche, con epiteti esornativi degnamente omerici. Il bello dei libri di Tersite Rossi è ciò che rimane aperto, spunti di pensiero e, tra la leggiadria di un ironico approccio, un abisso di profondità.
Nicoletta Rizzoli, agitatrice culturale

Piccole gemme nerissime (ma pure gialle e blu e bianche e rosa e soprattutto rosse) che ti inchiodano occhi e cervello alle storie e al senso che ciascuna nasconde.
Piero Ferrante, agitatore culturale

Testo formidabile, una sorta di “gioco” pressoché perfetto fitto di suggestioni, stimoli e spunti degni di gran nota. Sembra di assistere a una pellicola di Quentin Tarantino: il giallo, oppure il western, appare il “contenitore” dentro il quale racchiudere molto altro (e di più interessante).
Fabio Canesi, giornalista

Tersite Rossi tra fantasmi e pornodivi, in un ambiente contemporaneo o in un futuro distopico, ci accompagna in un viaggio coinvolgente che ci fa scoprire un nuovo ed interessante modo per realizzare – e presentare – raccolte di racconti appassionanti e diversificati che non scontenteranno alcun lettore.
Valentina Cavo, critica

La forma, più del contenuto, è la vera protagonista: con la Leggerezza in prima fila. Quella Leggerezza numero uno delle Lezioni Americane di Italo Calvino. Chi ami le lettere non può tralasciare Chroma. E quando ne chiuderà l’ultima pagina resterà per qualche momento - o forse più - leggermente stordito. Come nel vedere svelato qualcosa che avremmo preferito tenere coperto e lontano dalla nostra, come usa dire oggidì, comfort zone.
Gioa Verni, critica

Storie mai banali, come tutti i libri di Tersite Rossi. 

Marco Zanoni, critico

Applausi per aver scelto il racconto, genere a sua volta degenere, nel caravanserraglio dell’editoria italica.
Carlo Martinelli, giornalista

I Tersite Rossi si divertono, dando conferma della loro scintillante abilità, a valicare d’un balzo i confini, inducendo il lettore alla dislocazione, alla meditazione, al cambio di prospettiva, perché raccontare è invitare all’indipendenza contro la stratificata omologazione, alla scelta della complessità anticonvenzionale, alla consapevolezza: un’opera variegata e composita, da non perdere per nessun motivo al mondo.
Gabriele Ottaviani, critico

Come i colori, che possono assumere le più accese o tenui sfumature, anche queste storie si rivelano mutevoli, non definitivamente ancorate al genere che rispecchiano, degeneri, appunto, trascinando il lettore in un’esperienza fuori da ogni regola.
Stefania Iannolo, blogger

Storie di uomini e donne che non possono vincere mai, malati, per citare un passaggio del libro, “come l’umanità intera”. Percorsi letterari diversi, così differenti tra loro da incontrare il gusto di chiunque vi si immerga.
Katia Dell’Eva, giornalista

Contenuti forti e un tocco di bizzarria. Lo spirito militante venato di pessimismo che caratterizza i romanzi di Tersite Rossi, lo ritroviamo anche qui.
Carlo Dogheria, giornalista

Questi racconti non sono “incasellabili”. Il colore accanto al titolo potrebbe in qualche modo suggerirne il genere, ma nulla è come sembra: la sorpresa e la relativa provocazione arriva forte e chiara, spesso prima della fine.
Carteccio, critica

Surreali o meno, le vicende di Chroma lasciano il segno e rimangono dentro anche a distanza di tempo dalla lettura. Con le sue storie variamente estreme, Chroma restituisce al racconto quella nobiltà che ancora molti non gli riconoscono.
Enrico Redaelli, conduttore radiofonico

Tersite Rossi è un collettivo e nasce per "rompere". Rompere gli schemi, le forme, i generi, i personaggi. Questi racconti, definiti da colori, ne sono l'esempio lampante. Bella scrittura, incisiva e scomoda nello stesso tempo.
Patrizia Seghezzi, critica

Una bella raccolta di racconti ogni tanto me la godo molto volentieri. Di solito mi capita di leggerne un paio alla volta, prendo in mano il libro, leggo uno o due racconti, poi lo rimetto via e lo riprendo settimane dopo. Invece "Chroma" l'ho letto tutto d'un fiato. Non ho avuto molta scelta perché i racconti sembravano quasi uniti da un legame indissolubile, via uno e sotto l'altro.
Gianluigi Bodi, critico

La personalità e il talento di Tersite Rossi emergono grazie al coraggio delle scelte, senza mai rinunciare a uno stile asciutto, cinico, esigente e in alcuni racconti davvero magistrale.
Davide Grittani, giornalista e scrittore

E quindi Chroma alla fine che cos’è? Forse il personalissimo tentativo di Tersite Rossi di trovare una risposta all’imponderabile o forse semplicemente importunare i sogni e i pensieri dei lettori, però essendo degli scrittori sopraffini lo fanno con la giusta sapienza e il giusto garbo, quel garbo che li rende il miglior collettivo di scrittura che al momento c’è nel nostro panorama letterario.
Antonia Del Sambro, critica

Oltre che spaziare/fluire da un genere a un altro, queste storie spaziano/fluiscono anche da una forma letteraria a una teatrale e anche cinematografica. E il viaggio è oltremodo tremendo e oscuro, la ricerca porta a una verità dolorosa come la conoscenza porta a una dolorosa solitudine, i sogni son peggio di certi incubi, la vita è una lotta tra servi e padroni.
Anna Volpato, presentatrice

Uscire dagli schemi, presentare al pubblico opere difficilmente definibili, e sempre e comunque urticanti, sono fin dal principio gli elementi che caratterizzano la narrativa di Tersite Rossi. Come nei romanzi precedenti, anche queste storie spingono il lettore a riflettere, a interrogarsi su quanto sta accadendo e su quello che potrebbe accadere. Costringono a pensare, ma senza assolutamente perdere il piacere della lettura, grazie soprattutto a una capacità di scrittura che rende difficile abbandonare la narrazione. E anche per una grande perizia nella struttura delle storie, che emerge pure e soprattutto nella varietà delle forme narrative.
Mauro Trotta, giornalista

Tersite Rossi non promette finali hollywoodiani, no, ci garantisce piuttosto un’inquietudine mai sopita, così come una prosa mai qualunque.
Paolo Carnevale, scrittore

I Tersite Rossi si divertono a coinvolgere il lettore in racconti che stupiscono per l’architettura del meccanismo.
Giorgio Gizzi, libraio

Ciò che maggiormente colpisce è la capacità evocativa della scrittura dei Tersite Rossi che, in poche righe, consente al lettore di spingersi nel mondo nuovo che gli si palesa ogni volta, respirando l’atmosfera di ogni racconto, emozioni, sensazioni, aspettative e personaggi diversi, differenti, esistenze segnate da vite completamente distinte eppure vicine, quell’armonia di fondo che, nonostante i cambi di registro e le deviazioni, si percepisce chiaramente e che alla fine avvolge il lettore, colpito da un’ onda emotiva cangiante, definita in poche righe e con cui resta in relazione.

Linda Cester, critica

Cinque storie legate e connesse, oppure no. Ma sempre al di fuori di ogni schema. Dove tutto è esasperato o imploso. Senza possibilità di scampo.

Federica Belleri, agitatrice culturale

Tersite Rossi riesce a essere fedele nella sua infedeltà nel non seguire uno stesso stile narrativo per tutte le storie. Cambiano i narratori, le sequenze, gli sviluppi lessicali. Quello che unisce il tutto è il perché che genera i racconti. Un manifesto di denuncia verso la disintegrazione a cui stiamo portando la società contemporanea.

Lorenzo Mazzoni, scrittore

Non c'è aria di rassegnazione qui, nessun copione da seguire con zelo. Anzi, sono il sovvertimento delle regole e la messa in discussione dell'ovvio le coordinate che meglio definiscono lo spazio dentro il quale i perdenti cui Tersite Rossi dà voce si dibattono, come salmerini presi all'amo in una pozza di ruscello.

Gianni Mittempergher, agitatore culturale

Avventure estreme raccontate con sagacia e ironia, con stile affinato e attenta scrittura.

Valerio Calzolaio, critico

È un corto circuito ipnotico e inquietante a catturare il lettore, è l’affastellarsi dei dettagli e delle deviazioni a dare un senso all’insieme, è la consapevolezza che gli ingranaggi contro cui si combatte sono spietati a ricordare la cattiveria del mondo. I racconti di Chroma sono di carta vetrata, desolanti nel loro essere così veri.

Barbara Caffi, giornalista

Il geniale "Non pensare all’erezione" travalica di una buona misura i confini del racconto erotico, dimostrando una assoluta originalità, con una conclusione da applausi e decisamente - in tutti i sensi - godibile.

Damiano De Tullio, critico

Tersite Rossi affida questa volta a un libro di racconti la critica del potere sviluppata nei quattro romanzi precedenti.

Vito Santoro, critico

Una scrittura che sorprende, abbaglia e a volte stranisce.

Eva Massari, blogger