- Il putter, ragazzo.
La voce autorevole del giocatore ha l’effetto di una scossa sul suo giovane portamazze, ancora incantato dalla potenza del colpo precedente. Il giocatore ha colpito la pallina dal tee di partenza usando un driver ed è riuscito a scagliarla centocinquanta metri più lontano, esattamente in mezzo al green. Una vera magia. Per quella buca sono previsti quattro colpi. Se imbucasse ora, usando il putter, il giocatore ce la farebbe con due, realizzando un eagle. E vincerebbe la partita.
Il portamazze estrae con prontezza dalla sacca il bastone richiestogli e lo porge al giocatore facendo la massima attenzione, come fosse di cristallo.
Il giocatore afferra il bastone e si posiziona a lato della pallina. Le gambe leggermente divaricate, i piedi ben piantati sul terreno, il busto inclinato, le mani giunte sull’impugnatura del putter, lo sguardo che passa dalla pallina alla buca e torna indietro, più volte. Poi, un colpo secco, quasi improvviso. La traiettoria sull’erba è veloce e leggermente incurvata. La corsa della pallina si arresta dopo circa tre metri. Buca.
Il giocatore fa un gesto contenuto di esultanza e poi si affretta a dare la mano allo sfidante, che si congratula con lui. Stringe altre mani e infine si dirige verso il suo portamazze.
- Mi hai portato fortuna, ragazzo - gli dice sorridente, porgendogli il putter.
Lui, timido, si limita a ricambiare il sorriso e a infilare il bastone nella sacca.
- Dì un po’, quanti anni hai?
- Dodici.
- Sei giovane per fare il portamazze.
- Il golf mi piace. E poi così mi guadagno qualche spicciolo.
Come ricordandosi all’improvviso di qualcosa, l’uomo interrompe la conversazione, estrae dalla sacca il suo portafoglio, vi recupera venti dollari e li porge al ragazzo.
Lui è sbalordito. Di solito, quando va bene, gli danno un paio di dollari. Immobilizzato, non trova il coraggio di allungare la mano verso tutto quel denaro.
- Avanti, sono tuoi. Te li sei meritati.
- Grazie, - risponde emozionato, prendendo infine i venti dollari e mettendoli in tasca.
- Come ti chiami?
- Frank. Frank Banno.
- E dimmi, Frank, i tuoi genitori cosa fanno?
- Mia madre è casalinga, mio padre è musicista.
- Ah, musicista. La musica è precisione. Come il golf.
Frank non risponde a quell’osservazione, anche se gli pare di trovarsi perfettamente d’accordo.
- E tu, a scuola, come te la cavi?
- Preferisco il golf, - taglia corto il giovane.
L’uomo si lascia andare a una sonora risata.
- Non devi preoccuparti, - dice poi al ragazzo con voce benevola, passandogli una mano fra i capelli. - Anch’io non andavo granché bene a scuola. Ma oggi lavoro a Wall Street e, modestamente, guadagno un sacco di soldi.
- Anch’io voglio riuscirci.
- A fare cosa?
- A diventare ricco.
All’uomo brillano gli occhi. Si compiace di tanta determinazione in un ragazzo di soli dodici anni. Si china sulle ginocchia per riuscire a trovarsi faccia a faccia con lui. I suoi occhi azzurri, adesso, incrociano alla stessa altezza quelli neri di Frank.
- Sei in gamba, ragazzo. Dico sul serio. E voglio darti una dritta.
L’uomo prende altri trenta dollari dal portafoglio e li mette in mano a Frank, che osserva incredulo.
- Prendi i cinquanta dollari che ti ho dato e investili tutti in azioni della Northeastern Airline. Ripeti: Northeastern Airline.
- Northeastern Airline, - ripete Frank lentamente, con voce meccanica.
- Triplicheranno il loro valore nel giro di qualche mese.
- Northeastern Airline, - ripete di nuovo Frank, come ipnotizzato dal suono di quelle due parole.
- Ricorda, ragazzo: anche il patrimonio più vasto comincia dal primo dollaro.
Frank annuisce.
- E ricorda anche questo, - conclude l’uomo continuando a fissare Frank dritto negli occhi e alzando verso di lui un indice ammonitore: - il segreto di ogni ricchezza sta nella capacità di annullare le emozioni.
- Annullare le emozioni, - ripete a fior di labbra Frank Banno.
E già gli pare d’esserci riuscito.