Gleba - Assaggi - Impiegata

 

L’aria di settembre, alle sei di sera, già pungeva. Un inizio d’autunno anomalo, quello. Un settembre che sembrava novembre. Non capitava da tempo. Uscita senza giacca sul balcone dell’ufficio, Adriana fumò rapida la sua sigaretta, la settima o l’ottava della giornata, per finire il prima possibile e tornare dentro, al caldo. Era l’unica che fumava, in quell’ufficio. Forse era un fatto generazionale. Coi suoi quarantatré anni, era la più vecchia, lì dentro. Le tre colleghe ne avevano all’incirca quindici di meno e la consideravano un po’ la loro chioccia.

- Vieni anche tu stasera al Papillon? - le chiese una di loro quando la vide rientrare.

Era venerdì, e il sapore dell’imminente weekend già addolciva le loro bocche. Lei, però, che in bocca sentiva solo l’amaro della nicotina, non aveva alcuna voglia né del Papillon, né di fare da chioccia a quelle tre, né quella sera, né mai.

- Grazie, ma sono parecchio stanca. Stasera penso che andrò a dormire prima delle galline.

Adriana non prestò attenzione ai commenti delusi delle colleghe e tornò a fissare il monitor. Mancava un’ora alla fine della giornata lavorativa e c’erano ancora i dati del comparto elettronica da analizzare. Lavorava lì dentro da oltre un decennio, ma non cessava mai di stupirsi di quanta roba ci fosse da fare per l’amministrazione di quello che, nei fatti, altro non era che un magazzino. Anche se, in effetti, in quel decennio era cresciuto a dismisura. Da lì, attraverso i vetri del balcone, Adriana poteva vederne le mura alte e grigie estendersi a perdita d’occhio. Per quanto grande, continuava a sbalordirsi all’idea che quel magazzino riuscisse a contenere proprio tutto quello che un consumatore, anche il più compulsivo, potesse desiderare: vestiti, oggetti per la casa, cancelleria, accessori per auto, libri, dischi, giochi, gioielli, strumenti musicali, scarpe, elettronica, utensili da giardino, attrezzatura informatica, borse, valigie. E che, a muoversi tra quel coacervo di merci, ci fossero tutti quegli operai. Operatori della logistica, li definiva l’azienda. Necessari a trasformare nel più breve tempo possibile i desideri dei clienti in spedizioni pronte ad arrivare direttamente nelle loro case. Il processo che si svolgeva dall’ordine alla spedizione era segmentato in una miriade di attività: c’era chi riceveva gli ordini e li scannerizzava, chi prendeva i prodotti dagli scaffali, chi li metteva nei cesti, chi faceva i pacchi, chi li trasportava sui carrelli, chi li affidava agli spedizionieri. Il controllo sui tempi da parte dell’azienda era totale, ossessivo. Ogni azione veniva registrata e cronometrata. Chi non rispettava le tempistiche assegnate veniva demansionato. E ad analizzare quei dati e a informare ogni giorno la direzione sull’andamento della produttività degli operai, era lei, Adriana.