Gleba - Assaggi - L'uomo-macchina

 

Quella scuola, intitolata al suo fondatore, nonché proprietario del più ricco fondo d’investimento del mondo, Blackwater, e gestita a sua volta da un network di altri fondi d’investimento, era la punta di diamante del sistema educativo globale. Un posto dove chiunque sapeva tutto di tutti, senza essere per forza un pettegolo. Perché alla Banno ti insegnavano che solo grazie al controllo altrui ognuno è in grado di confrontarsi con i propri limiti e iniziare un severo, quanto proficuo, lavoro di evoluzione. Telecamere ovunque, chat sui social network accese giorno e notte, spazio dei commenti a libero accesso e senza filtro. Frequentare la Banno significava essere protagonista dai quattordici ai diciotto anni del più ardito esperimento sociale di psicoevoluzione condivisa mai concepito. Ovvero, di un percorso in cui, a furia di sentirsi addosso lo sguardo di tutti e di dover giustificare ogni singolo comportamento, pensiero o discorso, si finiva per abbandonare qualsiasi fragilità emotiva e assumere, al suo posto, una corazza caratteriale in grado di cancellare qualsiasi condizionamento interno, per concentrare tutte le energie sul raggiungimento degli obiettivi professionali. L’uomo-macchina nel suo massimo splendore: senza remore, senza disturbi, senza alterazioni. Il mezzo più efficace per la realizzazione di ogni singola mission e il raggiungimento di ogni singolo target. Un congegno perfetto, insomma. Che le aziende del Primo Mondo si sarebbero contese a suon di milioni.

Non era stato facile per Paolo abituarsi alle critiche di decine di studenti, docenti o impiegati che prendevano a pretesto qualsiasi insignificante dettaglio per denunciare manchevolezze o incertezze sul muro della Verità dei social network scolastici. E non era stato agevole nemmeno accettare il progressivo inaridimento dell’amigdala, il centro di controllo cerebrale delle emozioni, tanto da sperimentare, prima per alcuni minuti, poi per giorni e mesi interi, la sensazione del vuoto emotivo, l’imperturbabilità finalizzata alla massimizzazione del profitto. Come una macchina. Meglio di una macchina. Ma alla fine ce l’aveva fatta. I suoi insegnanti ne avevano apprezzato i progressi e, anche se forse non era destinato a finire nei consigli di amministrazione delle più grandi corporations mondiali, non avrebbe avuto difficoltà a cedere le sue competenze a qualche media azienda dotata dello sprone giusto per cavalcare la furiosa giostra del mercato globale.