I Signori della Cenere - Assaggi - Il ragioniere

 


Cap. 12, pp. 86-7

Saronno, 9 marzo 2007


Primo. Allungare la mano e spegnere la sveglia. Secondo. Scostare le coperte e scendere dal letto, infilando le ciabatte di pelo norvegese, regalo della suocera. Terzo. Osservare il fianco scoperto della moglie e contare l'ennesima smagliatura. Quarto. Reprimere il desiderio di soffocarla nel sonno. Quinto. Richiamare la donna ai suoi doveri mattutini: caffè e pane imburrato. Sesto. Indirizzarsi in bagno a pisciare. Settimo. Sciacquarsi la faccia e radersi la barba. Ottavo. Recuperare la Gazzetta dello Sport fuori dall'uscio di casa. Nono. Sedersi al tavolo per fare colazione. Decimo. Leggere in silenzio, succhiandosi le dita unte di burro.

Ogni giorno. Ogni settimana. Dal lunedì al venerdì. Da trent’anni. Senza eccezione. I dieci comandamenti di Aldo Colombo, 55 anni, impiegato della “Serramenti Lombardi” di Sesto San Giovanni. Interista. Coniugato con Giovanna Minnici, 49 anni, casalinga, sangue siciliano e culo di provincia. Ottusa. Padre di Paolo Colombo, 19 anni, quarto anno di ragioneria. Bocciato. Milanista. Vergogna della famiglia. E padre anche di Martina Colombo, 13 anni, lunghi capelli neri e un cervello troppo leggero. Investita sulle strisce. Tre anni prima. Rovinata sull'asfalto, dove aveva lasciato una macchia di sangue e la capacità di affrontare la vita da sola.

[…]

Alle otto meno dieci precise entrò in garage, accese il motore della macchina, inalò l'odore di olio e combustibile e poi diede gas. Un'altra giornata d'ufficio. Come tutte. Ma prima di arrivare tra le quattro mura che gli avevano rubato trent'anni di vita, avrebbe viaggiato in tangenziale. La sua strada. E come tutti i giorni avrebbe strappato catene, cinghie e manette che lo tenevano prigioniero e avrebbe vagato tra le nuvole. Soltanto lì, coda dopo coda, sorpasso dopo sorpasso, riusciva a evadere e a liberare un'anima che nascondeva a tutti. Gli poteva capitare, allora, di calciare il rigore decisivo per vincere lo scudetto all'ultima giornata. Oppure di lanciarsi in deltaplano dalle Dolomiti in compagnia di una tedesca e attraversare con lei tutta l'Europa in moto. O di tornare ventenne e, dopo aver mandato affanculo suo padre che lo aveva voluto ragioniere, iscriversi al Dams e campare di marijuana e canzoni beat. O di piantare una roulotte in giardino e vivere da zingaro, con moglie e figli, ed eccitarsi come un toro per la scollatura di Giovanna, gonfiarsi d'orgoglio per la laurea di Paolo e piangere di gioia per le parole di Martina, capaci di sfilare una dopo l'altra correttamente, senza più mescolarsi in un budino insensato.

Poi, però, quando code e sorpassi finivano e quando la fila di palazzi grigi e intossicati di Sesto lasciava il posto ai capannoni di lamiera dell'ex Stalingrado d’Italia, i sogni si sbriciolavano e Aldo tornava a essere il ragionier Colombo, cinque anni dalla pensione, milletrecentocinquanta euro al mese e un'unica passione capace di scuotergli il cuore: l'Inter.