Pornocidio - Marco Gonzo

 

Marco Gonzo è un nome falso, dietro cui si cela il misterioso inventore dell’omonimo personaggio. Non avendo voglia di cercarsi un editore, ha affidato le avventure di "Pornocidio" a Tersite Rossi, prima di far perdere le proprie tracce.

Correva la fine dell’estate 2020 quando ricevemmo nella nostra casella di posta elettronica il suo messaggio, che iniziava così:

Vi allego qui dieci racconti. Sono storie vere. Storie mie. Mi sono capitate e le ho scritte. Ho provato a mandarli in giro, ma quelle teste di cazzo degli editori o non mi hanno risposto (la maggior parte) o mi hanno detto che è roba troppo forte. Stronzate. I miei racconti faranno anche cagare, ma non sono peggio della merda che si può leggere oggi aprendo a caso qualsiasi novità sullo scaffale. Comunque, di pubblicare mi hanno fatto passare la voglia e nemmeno più ricordo perché mi era venuta. Forse ero troppo sbronzo.

Il personaggio letterario omonimo, invece, fa l'investigatore privato ed è un misto in salsa ossessivamente sessuale tra il Chinaski di Bukowski, il Marlowe di Chandler e il Dylan Dog di Sclavi. Ama il whisky e odia i suoi clienti, specialmente da quando gli affidano solo casi di sesso malato, depravato, deviato. Lui vorrebbe soltanto bere in pace. Ma il whisky costa e quindi gli tocca lavorare. Si trasforma così nell’indagatore del sesso, infallibile (o quasi) coi criminali, fallimentare nella vita.

Gonzo non prende sul serio niente, a cominciare da se stesso. Demolisce convenzioni e luoghi comuni, buonisimi e perbenismi. Ci vomita sopra, letteralmente. Nell’asfissiante panorama di santi ed eroi irreprensibili di certa narrativa contemporanea, la sua blasfemia e la sua scorrettezza hanno l’effetto di una provvidenziale boccata d’ossigeno.