"Una storia ha sempre un inizio. Oppure molti. È la fine che spesso manca"
Si richiuse la porta alle spalle, aprì un armadietto e vi estrasse una sorta di casco, da cui partiva un cavo collegato a un dispositivo non molto diverso da un hard disk, però provvisto di monitor: la brain box. Un apparecchio per il trasferimento cerebrale
L’utente poteva scegliere tra due opzioni. La prima: limitarsi all’operazione di trasferimento, dando modo a chiunque, in qualunque momento successivo, di attivare la brain box e dialogare con la propria copia digitale, perfettamente in grado di ragionare, ascoltare e parlare autonomamente. La seconda, e più radicale: dare via al processo di miglioramento cerebrale in modo che nella brain box fosse conservata non la semplice copia del cervello originale, ma la sua versione migliorata. Non più la mera duplicazione di un algoritmo organico, ma un vero e proprio algoritmo nuovo. Non più fallibile, ma infallibile