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Tersite Rossi - Scrittore

"Una storia ha sempre un inizio. Oppure molti. È la fine che spesso manca"

Tersite Rossi - Scrittore

Pornocidio - Dicono del libro

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Una divertente e riuscita parodia del genere

Il Fatto Quotidiano

 

Un antidoto a tanta narrativa dei buoni sentimenti

Il Paradiso degli Orchi
 

 

Gonzo ricorda il Lazzaro Santandrea di Pinketts. Fa venire in mente anche “Le porno investigatrici”, pellicola hard di Claudio Bernabei, il Don Zauker di Pagani e Caluri e il Grande Lebowski dei Coen.

Nicola Spagnolli, biografo

 

Sono dei fottuti geni.

Laura Costantini, scrittrice

 

Lo stile scoppiettante, semplice e diretto, fa di "Pornocidio" un’ottima prova letteraria.

Lorenzo Mazzoni, scrittore

 

Il confine tra il divertimento e l’eccesso è sottile e qui si cammina in bilico. Provocatorio e spregiudicato.

Simone Della Roggia, critico

 

Dietro l’osceno e il pornografico c’è l’oscenità di una società malata, cinica e feroce, dove il denaro è ciò che tutto informa e tutto domina. E dove l’eros è a sua volta merce e sfruttamento: pornografia, appunto. A proposito: chi scrive ha un sospetto, assai preciso, sull’investigatore Gonzo. Marco Gonzo non esiste. Esiste solo Tersite Rossi, autore dell’ennesima provocazione, dell’ennesimo gioco letterario, dell’ennesimo attacco a una realtà iniqua e corrotta.

Carlo Martinelli, giornalista

 

Lo stile dissacrante, a tratti grottesco ma ricco di ironia, fa di "Pornocidio" una prova letteraria godibile, che strappa non pochi sorrisi, talvolta anche amari.

Cinzia Passaro, critica

 

Così folle da fare subito pensare a uno dei primi film di Quentin Tarantino, tanto eccessivo da spingere al paragone con un’opera di Chuck Palahniuk. Dissacrante per il contenuto e brillante in termini di prosa.

Fabio Canesi, giornalista

 

Dieci racconti divertenti, politicamente iper-mega-scorretti e probabilmente esagerati. Marco Gonzo entrerà direttamente nei vostri cuori.

Marco Zanoni, critico

 

Un volume riuscitissimo e imperdibile, succulento e deflagrante, ironico e seducente.

Gabriele Ottaviani, critico
 

Racconti esplosivi: storie scurrili, scorrette, crude. Marco Gonzo sembra la bad company di Tersite Rossi.

Marco Minicangeli, critico

 

E se Hank Bukowski fosse un investigatore privato e si occupasse solo di casi di cronaca nera legati al sesso e alla depravazione della provincia italiana? Sarebbe Marco Gonzo! Irresistibile, intrattabile, folle, e soprattutto divertentissimo.

Matteo Rosini, libraio

 

C'è stile da vendere in "Pornocidio", ce n'è così tanto che è esaltante.

Francesco Annichiarico, scrittore

 

Marco Gonzo è un perdente tra i perdenti e si trova, volente o meno, a suo agio nel circolo vizioso della sconfitta.

Edoardo Todaro, critico

 

 Dai più conosciuti ai più (brutalmente) stravaganti, abbiamo una carrellata di orrori di cui almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare. E’ una raccolta che disturba, ma il disturbo porta alla riflessione e la riflessione (ogni tanto) alla saggezza.

Carteccio, critica

 

Ci si diverte e si pensa al tempo stesso. Marco Gonzo è una nuova realtà letteraria da tenere attentamente sott'occhio.

Livio Partiti, critico

 

Faccio mia la convinzione che dietro a Marco Gonzo si celi uno scrittore che conosce bene Tersite Rossi e altrettanto bene la narrativa di genere.

Manuela Baldi, critica

 

Universi del porno dalle varie sfaccettature che strapperanno a chi legge sorrisi, smorfie e anche imprecazioni perchè sotto la scorza di queste storie c'è la realtà. Marco Gonzo è un personaggio memorabile che fonde caratteristiche di filoni letterari diversi.

Giorgio Picarone, critico

 

Irriverente, strafottente, libero: non solo un libro di denuncia, anche una boccata d’aria narrativa fresca.

Annachiara Biancardino, direttrice editoriale

 

Gli autori si muovono in acrobatico equilibrio sul filo teso tra verosimile e surreale, declinando in molteplici forme il gusto per il grottesco, il macabro, il politicamente scorretto; per la dissacrazione; per l’eccesso; per la provocazione, che sottende la lucida visione di una società marcia, irredimibile.

Damiano de Tullio, critico