Suonare solo per le piante

Racconto - Prima puntata

 
 

22 gennaio

Il medico, oggi, mi ha suggerito d’iniziare a scrivere un diario. Proprio a me, che non scrivo più di dieci righe di fila da nemmeno ricordo quando. Forse da quando studiavo. È per questo che ho scelto di fare il musicista: scrivere non serve. Non è che non mi piaccia di per sé. È che non penso di esserne capace. Il mio talento è un altro, modestamente. Le dita mi servono per battere sui tasti del pianoforte, per il resto meglio risparmiarle. Anche se la mia prof di italiano, alle medie, non era d’accordo. Il classico, voleva farmi fare. Quando scelsi il conservatorio, ne ebbe a male. Poi però venne anche lei al mio primo concerto, ad ammettere che aveva torto. Vent’anni fa. Quanto tempo.

E quante righe. Dieci, undici, dodici, tredici. Per oggi può bastare. In effetti, mi sento improvvisamente stanco. Assonnato, no, sarebbe troppo, in fondo sono “solo” le due di notte. Però più stanco di qualche minuto fa, sì. Il medico dice che tenere un diario potrebbe aiutarmi a superare i problemi d’insonnia, che da qualche tempo m’impediscono di dormire più di qualche ora per notte. Speriamo. Lisa comincia a essere preoccupata. E io pure. Mancano solo tre mesi al concerto di Berlino. Il più importante della mia carriera. Non posso arrivarci con le occhiaie.

Venti, ventuno, ventidue.

 

23 gennaio

Forse funziona. Stanotte ho dormito ben cinque ore di fila. Mi sento già meglio. Mi sono alzato con la voglia di fare l’amore con Lisa. Non mi capitava da tre settimane. Peccato che lei dovesse andare a scuola. Il martedì ha la prima ora. Però abbiamo fatto colazione insieme. Ho mangiato di gusto, e anche questo non mi capitava da un pezzo. Adesso sono pronto a suonare Bach per tutta la mattina.

Fuori c’è il sole. Niente neve, nemmeno quest’inverno. Solo una luce cruda, eccessiva, malata.  

 

26 gennaio

Riprendo a scrivere sperando che serva. Tre giorni senza farlo e l’insonnia è tornata. Che sia solo un caso? Vedremo stanotte.

In un diario, da quel che so, si riportano i fatti rilevanti che capitano durante la giornata. E oggi uno è capitato. Io e Lisa siamo stati in Comune per la pubblicazione del nostro matrimonio. La celebrazione sarà il 29 giugno. Per pochi intimi: testimoni e genitori. Odiamo le cerimonie nuziali. Ci sposiamo solo per due motivi. Più tutele. E, per Lisa, quindici giorni di licenza matrimoniale, da attaccare alle ferie ordinarie. Così il 2 luglio salutiamo tutti e partiamo. Staremo via un mese. Istanbul e Grecia. Non vediamo l’ora.

E se non ne succedono? Fatti rilevanti, intendo. Sul diario non si scrive nulla?

 

27 gennaio

Era solo un caso. Notte in bianco. Il diario non serve a un cazzo.

Che poi, si può usare il turpiloquio, in un diario?

 

4 febbraio

Torno a queste pagine solo perché ho la febbre e mi annoio da morire. Non è alta, la febbre. Non abbastanza da impedirmi di mettermi a scrivere.

Quando mi viene l’influenza - ovvero in pratica ogni anno: sono sempre stato deboluccio, io, di fisico - finisco sempre per ripensare a quando mi capitava da ragazzino. A meno che la febbre non fosse alta, ero felice di ritrovarmi malato. Mi piaceva restarmene a letto a leggere. Leggere mi è sempre piaciuto, anche se oggi leggo molto meno di allora.

Ogni volta che ricordo quei giorni, il libro che più spesso mi torna in mente è una fenomenale raccolta di racconti di Stephen King, “A volte ritornano”. In copertina c’era il volto di un uomo, smunto, con due occhi grandi, cerchiati di rosso. Faceva paura. Ricordo ancora bene la reazione di mia madre, appena lo vide. Quando ero piccolo, cercava sempre di tenermi lontano da tutto ciò che avrebbe potuto inquietarmi. Il suo spauracchio erano i cartoni animati giapponesi ultraviolenti, come “L’uomo tigre” o “Ken il guerriero”, che a quell’epoca impazzavano - erano gli anni Ottanta. Lei al massimo mi lasciava guardare “I Puffi”. Con i libri, però, era diverso. Leggere era di per sé positivo, sempre e comunque. O almeno così le aveva detto la mia maestra. Ma quando tornai dalla biblioteca con in mano il libro di King, alla vista di quella copertina inquietante mia madre volle rendersi conto di cosa diamine mi fossi portato a casa. Mi prese il libro di mano, diede una letta e fece una faccia molto perplessa. Se mi accorgevo che quel libro era troppo pauroso, si raccomandò, dovevo smettere di leggerlo immediatamente. Le promisi che lo avrei fatto e non mantenni. Paura me ne fece fin dalle prime righe, quando iniziai a leggerlo quella mattina d’autunno, a letto con la febbre. Arrivato a sera, avevo già letto metà dei racconti. E la febbre era salita a trentanove.

Ho deciso: adesso scendo di sotto a cercare i racconti di King in libreria. Voglio rileggerli tutti. Forse non sarà la paura a vincermi, ma la nostalgia. Non importa. Per una mattina, voglio tornare ragazzino.

 

7 febbraio

Lisa è molto in ansia. L’influenza non mi passa e la febbre non mi dà tregua. Stamattina finalmente è scesa a trentotto, dopo una nottata orribile in cui è arrivata quasi a quaranta. Lisa ha chiamato nuovamente il medico, che le ha detto di stare tranquilla. Che è solo influenza. Che il virus cinese non c’entra. Quello prende i polmoni. E poi in Italia non è arrivato e non è detto che arrivi. Anche se laggiù, in Cina, in effetti sta facendo parecchi danni.

Se n’è cominciato a parlare circa tre settimane fa. Si tratta di un virus nuovo, mai visto prima. Pare che sia parecchio contagioso. E letale. Ne uccide due su cento, stando ai primi dati. E ovviamente non c’è vaccino, né ci sarà per almeno un anno. Speriamo bene. Col fisico che mi ritrovo, se arriva fin qui finisce che lo becco.

 

10 febbraio

Finalmente, il primo giorno senza febbre. Mi sento ancora molto debole, ma già mi sembra di essere tornato a vivere. Era da tempo che persino io non mi beccavo una batosta simile.

Ho suonato tutto il giorno, per recuperare il tempo perduto. E ho suonato male. Vedo la data di Berlino sempre più vicina, incombente, terrorizzante. La mia consueta insicurezza dilaga e m’inonda.

 

13 febbraio

Io e Lisa abbiamo passato la serata su internet, a cercare gli alloggi per il nostro viaggio di nozze. Niente agenzie, facciamo da soli. Non è per motivi economici, i soldi non ci mancano. È che ci piace così: viaggiare indipendenti.

Già prima che mi ammalassi, dopo lunghe trattative, eravamo arrivati a ipotizzare l’itinerario greco-turco tappa per tappa. Per Lisa è essenziale il mare, per me l’entroterra. La città va bene a entrambi. Non era facile, ma ce l’abbiamo fatta: l’itinerario scelto soddisfa sia me che lei. Tuttavia, per arrivare, oggi, alla decisione di prenotare, ci abbiamo messo parecchio. Questo viaggio, infatti, non è nato sotto i migliori auspici.

Tre settimane fa c’è stato un forte terremoto in Grecia, proprio nella zona dove abbiamo scelto di andare noi, vicino a Salonicco. Abbiamo così scoperto che l’intero Paese è altamente sismico. E che ancora di più lo è la Turchia, e in particolare proprio Istanbul, dove, stando alla sismicità più recente, gli esperti ritengono sia imminente un terremoto devastante.

Poi, come se non bastasse, due settimane fa, proprio all’aeroporto di Istanbul, un aereo della compagnia con cui dovremmo volare ha perso il controllo in fase d’atterraggio, andandosi a schiantare e spezzandosi in tre parti. Niente morti per miracolo. Si tratta del terzo incidente simile in un anno, sempre quella compagnia, sempre a Istanbul.

Insomma, un bel quadretto.

Siamo stati sul punto di ripensare tutto e cambiare meta, buttando via settimane passate a consultare decine di guide turistiche. Ma poi, con una botta di sano fatalismo, ci siamo detti che anche l’Italia è sismica e che viaggiare in macchina è statisticamente più pericoloso che farlo in aereo, e abbiamo deciso di non cambiare nulla dei nostri piani. A quel punto, però, è arrivato il nuovo virus.

La faccenda pare seria. Il contagio si allarga. In Cina gli ammalati sono ormai decine di migliaia. Il governo cinese ha messo in quarantena milioni di persone. Possono uscire solo per fare spesa, una volta alla settimana. Basta uno starnuto o un colpo di tosse, e chi ce l’ha, se gli sei troppo vicino, te lo trasmette. E a quel punto possono passare fino a due settimane prima che i sintomi - febbre e difficoltà respiratoria - si manifestino. E intanto tu stesso puoi aver tossito e starnutito in faccia a qualcun altro. E così via, in un domino potenzialmente devastante. Quel che è peggio - e che ci ha definitivamente allarmati - è che ormai il virus ha superato i confini cinesi, per quanto in Italia non sia ancora arrivato. Pare che siano proprio i viaggi aerei ad averlo esportato così rapidamente. Molti Paesi, tra cui l’Italia, stanno cominciando a bloccare il traffico con la Cina, ma si dice che ormai sia troppo tardi. Cosa accadrà nei prossimi mesi? Che situazione ci sarà a luglio, quando io e Lisa dovremo partire?

Per ridere, le ho detto che la nostra decisione di sposarci era così improbabile - nessuno, né amici né parenti, se lo aspettava - che il destino sta provando a metterci lo zampino per farci dispetto. Lisa, però, non crede al destino, e non ha riso.

Comunque sia, stasera abbiamo prenotato gli alloggi, stando attenti a scegliere solo quelli che potremo disdire fino a una settimana prima dell’arrivo senza rimetterci nulla. Per i voli, invece, abbiamo deciso di aspettare. Nessuna assicurazione copre un viaggio annullato perché nel Paese di destinazione, o in quello di partenza, è in corso un’epidemia virale.

Un pipistrello. Pare che sia un pipistrello ad aver trasmesso il nuovo virus all’uomo. Li ho sempre odiati, i pipistrelli. Non al punto di mangiarli, però, come fanno i cinesi.

 

20 febbraio

Eccomi qui di nuovo, anche se l’insonnia, per fortuna, sembra solo un brutto ricordo. Ma ormai mi sono affezionato a questo diario - chi l’avrebbe detto? - e intendo continuare a scriverci, di tanto in tanto. È passata una settimana dall’ultima volta. Non ho avuto tempo. In questi ultimi giorni mi sono dedicato solo al piano. Lisa dice che non mi ha mai sentito suonare le variazioni Goldberg così bene. E Lisa non è mai generosa, in fatto di complimenti.

A parte suonare, ho fatto l’amore con lei. Ho scoperto che funziona molto meglio della scrittura, per combattere l’insonnia. Suonare, fare l’amore e poi dormire. Cosa si può desiderare di più dalla vita?

 

22 febbraio

Una notizia buona e una cattiva, oggi.

Quella buona. Mi sono arrivati per posta, in anteprima, il vinile e il CD del mio ultimo album. La casa discografica ha fatto un lavoro davvero eccellente. L’uscita è prevista fra tre settimane, insieme alla prima data del tour, che culminerà a Berlino, a fine aprile.

Quella cattiva. C’è stato il primo contagiato dal nuovo virus in Italia: si tratta di un tizio che era stato a contatto con un collega di lavoro cinese, tre settimane fa. Adesso le autorità sanitarie ricostruiranno i suoi spostamenti e faranno il tampone a tutti quelli con cui è entrato in contatto, nel tentativo di capire se e come si è diffuso il virus, e limitare il contagio. Nel frattempo, ripetono che bisogna lavarsi spesso le mani e starnutire nel gomito.

Guardo la campagna, fuori. Il sole è sempre lì. Invadente, ingombrante. Come un intruso.